Copertina Ilmistero delle onde blu nella bandiera lucana

Ilmistero delle onde blu nella bandiera lucana

Pubblicata il 01/07/2025

Tra il verde scuro dei boschi appenninici e l’azzurro profondo del mare, la bandiera della Basilicata sventola con uno scudo argenteo incorniciato da quattro sinuose fasce blu. Cosa rappresentano quelle onde stilizzate? Sullo sfondo di vallate antiche, fra racconti popolari e documenti ufficiali, emerge un fascino enigmatico: un simbolo che parla di natura, storia e identità. In questo saggio – fra cronaca e leggenda – esploreremo l’origine del vessillo lucano, scrutando i suoi aspetti araldici e le teorie più suggestive sul significato delle quattro onde azzurre.

Le origini araldiche del vessillo lucano

La storia del simbolo della Basilicata affonda le radici nei primi tentativi di dotare la regione di uno stemma proprio. Nel 1910, il giornalista Pietro Borraro propose un primitivo stemma regionale, in parte basato sul blasone del Giustizierato di Basilicata. La sua idea prevedeva «uno scudo d’oro con, nella parte superiore, una testa d’aquila nera coronata… mentre nella parte inferiore vi erano tre onde d’azzurro». In pratica, quattro elementi araldici (l’aquila imperiale e tre onde) per una simbolica ripresa di un’antica tradizione amministrativa. Tuttavia quel progetto non ebbe seguito e rimase solo un’ipotesi.

La svolta arrivò nel 1973: con la legge regionale n. 12 del 22 giugno 1973 la Basilicata definì finalmente il proprio stemma e gonfalone ufficiali. Una commissione regionale selezionò fra tre proposte un disegno «dall’elegante semplicità unita al simbolismo chiaro e significativo»it.wikipedia.org. Il prescelto fu uno scudo sannitico argento con quattro fasce ondate azzurre. La norma recita testualmente: «Lo stemma della Regione Basilicata è costituito da una fascia di quattro onde di azzurro in campo argento»it.wikipedia.org. In aula, il consigliere che presentò il bilancio di quella legge spiegò così la scelta: «è stato scelto quello delle quattro onde. Raffigurano i quattro maggiori fiumi della Basilicata: Basento, Agri, Bradano e Sinni»consiglio.basilicata.it. Con queste parole, l’assemblea regionale sancì anche il significato ufficiale dell’emblema. Il gonfalone – di colore azzurro come il mare – reca al centro lo stemma e la scritta “Regione Basilicata” in oroconsiglio.basilicata.it.

Nel giro di pochi decenni la bandiera completa della Basilicata trovò posto tra quelle delle altre Regioni. Fu mostrata al Quirinale il 4 novembre 1995, in occasione delle celebrazioni della Giornata delle Forze Armateit.wikipedia.org, e riconsacrata all’uso pubblico il 6 aprile 1999 (sebbene senza un ulteriore atto formale)it.wikipedia.org. Da allora il vessillo azzurro con al centro lo stemma argentato alle quattro onde è diventato l’immagine ufficiale della regione.

Le quattro onde: significati documentati e leggende

I quattro fiumi della Lucania

La spiegazione più semplice e documentata è quella riportata nei testi normativi e storici: le onde rappresentano appunto i quattro fiumi principali che attraversano la regione. Negli atti ufficiali e nella tradizione storica lucana si elencano costantemente Basento, Sinni, Bradano e Agri come “i fiumi principali della regione”it.wikipedia.orgconsiglio.basilicata.it. Anche lo Statuto regionale, all’articolo 8, afferma che le fasce ondulate «rappresentano i principali fiumi lucani»it.wikipedia.org. I corsi d’acqua, per millenni, hanno forgiato la geografia e la vita della Basilicata: bacini imponenti come il Bradano (che segna anche il confine con la Puglia) e il Basento (giunto fino a Metaponto, ex colonia greca) hanno plasmato le vallate interne e alimentato le sorgenti. In questo senso, le onde azzurre dello stemma sono un’evocazione araldica di queste vie d’acqua: un richiamo ufficiale alla ricchezza idrica lucana. Come nota un geologo intervistato, si tratta di una vera “Grande Madre Acqua” che ancora «continua a rigenerarsi nel ventre profondo della Basilicata»lagazzettadelmezzogiorno.it, segno di un legame antico fra il territorio e l’elemento liquido.

Miti, simboli ed esoterismi

Al di là della versione ufficiale, attorno alle quattro onde si sono intrecciate narrazioni suggestive e qualche mistificazione folkloristica. Antichi culti dell’acqua erano presenti in Lucania: lungo il Basento, a Serra di Vaglio, si trovano i resti di un santuario dedicato alla dea Mefite, una divinità delle acque venerata per la fertilità e le fontibasilicatatipica.it. In quell’area un tempo si invocava la «grande madre» dell’acqua, un archetipo che riecheggia – scrive un giornalista – nella scultura del territorio e forse anche nello spirito delle onde lucanelagazzettadelmezzogiorno.it.

Nel mito greco, del resto, la Lucania era terra di ninfe e di Poseidoniaci: una leggenda parlava di Ninfe del fiume Agri e di rapaci marini che si abbeveravano nei bacini. Alcuni appassionati di esoterismo hanno accostato le onde del vessillo ai simboli dell’elemento Acqua nei tarocchi o all’antico tetragramma pitagorico, vedendo la Basilicata come centro di un «Quadrato sacro» legato ai quattro punti cardinali dell’acqua. Non esistono però prove storiche di queste letture: si tratta piuttosto di suggestioni moderne. Anche la stampa locale, in tono poetico, a volte moltiplica i fiumi: un giornale parla di «cinque principali fiumi»lagazzettadelmezzogiorno.it, aggiungendo il Noce (che delimita un breve tratto di confine) alle quattro acque ufficiali.

In maniera simbolica, infine, le onde sono state interpretate come un ponte fra terra e mare: la Basilicata sfocia sul Tirreno (Golfo di Policastro) e sullo Jonio, un doppio lembo di costa che sembra riconosciuto idealmente dalle due onde estreme del vessillo. Qualcuno ne ha fatte metafore addirittura romantiche: «fermarsi alla fontana a bere è un rituale, ha dentro una forza esoterica»lagazzettadelmezzogiorno.it, così come il ritorno alle fonti arcaiche di un territorio che si nutre d’acqua. Ma rimangono letture poetiche o fantasiose.

Documentato vs leggenda

Resta fondamentale distinguere il dato documentato dalla fantasia. I registri ufficiali (leggi regionali, statuto, atti consiglieri) non parlano di dee o di spiriti marini, bensì di fiumi lucaniit.wikipedia.orgconsiglio.basilicata.itit.wikipedia.org. Ogni altra interpretazione – dalle ipotesi esoteriche ai racconti di streghe che bevono fonti sacre – è da ascrivere al folclore o a moderne divagazioni giornalistiche.

Detto questo, la ricchezza di immagini evocate dal simbolo è evidente. Le onde blu scorrono come una stanza d’acqua nel cuor araldico della Lucania: una scelta voluta non per caso, ma per legare passato, natura e comunità. Come osservò un consigliere regionale nel 1973, quelle linee ondulate «coglie[no] l’unitarietà del territorio regionale»consiglio.basilicata.it: unificando in un unico emblema le valli attraversate dai corsi d’acqua più grandi.

Le onde oggi: identità e appartenenza

Nel linguaggio visivo, la bandiera rimane un “promemoria” collettivo. Per un lucano che torna da lontano, il bianco e blu del vessillo ricorda i bianchi calanchi del Vulture e le acque pure delle fonti di Potenza (che una volta vantavano primati di purezza). Oggi quelle onde svolazzanti parlano anche a un pubblico curioso di misteri italiani: invitano a indagare i segreti della natura locale. Eppure, nel dibattito pubblico prevale una consapevolezza pragmatica: come riassume una cronaca recente, «l’acqua per un qualsiasi lucano del Novecento» è prima di tutto memoria storica e bene comunelagazzettadelmezzogiorno.itlagazzettadelmezzogiorno.it, non un mistero arcano.

In conclusione, il fregio acquatico della Basilicata testimonia un percorso di identità «forgiata dal territorio»: acque, tradizioni, memoria storica. Al di là di ogni leggenda, quel simbolo oggi funge da monito e da legame per i lucani: le onde blu evocano le acque lucane – di fiumi, sorgenti e mari – e ricordano a tutti un patrimonio ambientale e culturale vitale. Lungo quegli angoli d’azzurro gli abitanti riconoscono l’unità regionale e un richiamo alle origini. In fondo, come scriveva un geologo, ancora anela la «speranza che da qualche parte la Grande Madre Acqua continui a rigenerarsi nel ventre profondo della Basilicata»lagazzettadelmezzogiorno.it. Un simbolo antico, oggi rinnova il suo significato proprio come una Fenice infinita che risorge, onda dopo onda, dal cuore lucano.

Fonti: Documenti storici e araldici della Regione Basilicatait.wikipedia.orgconsiglio.basilicata.it, interventi giornalistici e testi specialisticilagazzettadelmezzogiorno.itlagazzettadelmezzogiorno.itbasilicatatipica.it. In particolare, le leggi e le delibere regionali (1973) confermano il significato ufficiale dei quattro fiumiit.wikipedia.orgconsiglio.basilicata.it. Tutto il resto è interpretazione popolare o fantasia giornalistica, accuratamente separata in questa indagine.

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