Copertina L’isola di Poveglia: storia, quarantene e misteri nella laguna di Venezia

L’isola di Poveglia: storia, quarantene e misteri nella laguna di Venezia

Pubblicata il 24/06/2025

La piccola isola di Poveglia, immersa nella laguna meridionale di Venezia, custodisce un passato complesso fatto di fughe, pestilenze e abbandono. La sua posizione è ben visibile nella fotografia panoramica qui sotto:

di fronte all’isola spiccano il campanile della chiesa (San Vitale) e il fortilizio ottagonale, sullo sfondo le abitazioni del Lido e Venezia. Poveglia (7,25 ettari di superficie) sorge a sud della laguna, proprio di fronte al borgo di Malamocco lungo il Canal Orfano. Già nell’Alto Medioevo l’isola era nota come “Popilia”: tra il VI e IX secolo accolse profughi longobardi e fu dotata di un castello. Successivamente godette di un periodo di prosperità lagunare, fino a venire abbandonata durante la guerra di Chioggia (1378-1381) quando, dopo l’evacuazione della popolazione, fu occupata dai genovesi e quasi totalmente devastata.

La mappa satellitare mostra la laguna di Venezia con Poveglia (segnata dalla bandierina) a sud: si vede come l’isola controlli l’accesso al porto di Malamocco e ai canali meridionali. In epoca veneziana, la laguna fu suddivisa in vari isolotti-sentinelle usati per isolare malati e merci sospette. In particolare, Poveglia divenne parte di questo sistema sanitario lagunare: è stata usata come «lazzaretto a cielo aperto» fin dal XIV secolo, ossia come postazione per isolare gli appestati. In due importanti ondate di peste (1576 e 1630) l’isola ospitò interi carichi di vittime: si racconta che centinaia di corpi fossero abbandonati a Poveglia e persino inceneriti sul posto per fermare il contagio. Infatti, nel Settecento le strutture degli antichi lazzaretti (le isole di San Biagio e San Francesco, ad esempio) risultarono insufficienti, e Poveglia fu ufficialmente affidata al Magistrato alla Sanità: nel 1782 divenne un vero punto di controllo per uomini e merci in arrivo, pronto anche a fungere da lazzaretto in caso di necessità. Una targa marmorea del 1793 sull’isola recita infatti «ne fodias vita functi contagio requiescunt» (qui riposano morti per il contagio, anno MDCCXCIII), ulteriore prova delle fosse comuni e delle cremazioni eseguite per arginare l’epidemia.

Ecco le principali fasi della storia documentata di Poveglia:

Una delle stanze ormai invase dalla vegetazione nell’ex ospedale di Poveglia. L’immagine illustra il degrado attuale: le pareti scrostate e i corridoi invasi da piante rampicanti evidenziano come la natura abbia preso il sopravvento sulle rovine. Dopo la chiusura del manicomio, l’isola è rimasta disabitata e recintatalopinione.com. Oggi Poveglia è formalmente interdetta: gli edifici pericolanti e l’assenza di vie di soccorso la rendono inospitalelopinione.com. In molti lavori giornalistici si ricorda che “le vendite” delle isole abbandonate della laguna (come San Clemente, L’isola delle Rose, Santo Spirito) sono spesso accompagnate dal “divieto assoluto di accesso” ai cittadini. Del resto, numerosi cercatori di brividi paranormali hanno infranto i divieti per esplorare l’isola: leggendo i loro racconti di voci, lamenti e apparizioni di figure misteriose, si percepisce che il confine tra storia documentata e folklore è molto sottile.

Leggende e fantasmi

La fama di Poveglia come “isola maledetta” è alimentata da leggende tramandate oralmente. Si narra di infermiere e anziani che avrebbero sentito passi e pianti provenire dall’ora deserta ex-ospedale. Uno dei racconti più diffusi riguarda un medico (talvolta identificato con il dottor Sarles, o forse un altro primario) che avrebbe praticato brutali lobotomie sui pazienti e poi impazzito: in preda alla disperazione si sarebbe buttato giù dal campanile dell’isola. Secondo la tradizione, la sua anima inquieta dimora ancora sull’isola: alcuni sostengono di udire, nel cuore della notte, i rintocchi dell’abbattuta campana di San Vitale risuonare sull’acqua. Ancora oggi i parapsicologi televisivi sono attratti dal luogo: il programma “Ghost Adventures” ha dedicato un episodio a Poveglia, tentando di documentarne fenomeni inspiegabili. D’altro canto, come osserva l’Opinione, non esistono prove storiche di questi prodigi; eppure “la combinazione di un passato doloroso, fatto di pestilenze e follia, e la solitudine dell’isola […] fa sì che [essa] sia vista come un luogo dove la morte è ancora presente”. In definitiva, la leggenda vive nel vuoto creato dall’isolamento e dal silenzio dell’isola, alimentata da ogni nuova esplorazione clandestina e dal mistero che circonda quei pochi edifici in rovina.

Progetti moderni e gestione attuale

Negli ultimi decenni l’isola è stata al centro di vari tentativi di valorizzazione falliti. Già nel 1997 fu approvato un progetto per un ostello giovanile, affidato al Centro Turistico Studentesco, ma l’iniziativa naufragò in tribunale. Più volte l’Agenzia del Demanio ha messo in vendita o in concessione Poveglia: nel 2014 fu emanato un bando di gara e la stazione fu aggiudicata (provvisoriamente) all’imprenditore e dirigente sportivo Luigi Brugnaro con un’offerta di 513.000 euro. Brugnaro dichiarò di non volere speculare sull’isola, ma pochi giorni dopo il Demanio giudicò la sua proposta “non congrua” (rilevando che avrebbe coperto una minima parte dei costi di manutenzione) e la gara fu annullata. Nel 2022 è stato indetto un nuovo avviso esplorativo: l’Agenzia del Demanio ha invitato persone interessate a presentare proposte di acquisto o concessione pluriennaleinitalia.virgilio.it, vincolate a progetti di riuso compatibile e alla valutazione congiunta con il Comune.

La svolta più recente è datata 2025: con delibera dell’agenzia governativa l’isola non sarà venduta a privati ma affidata in gestione all’associazione «Poveglia per tutti», un comitato di cittadini e residenti con oltre 4.000 soci. Il piano presentato da questo gruppo punta a trasformare Poveglia in un bene comune: si parla di agricoltura sostenibile, attività culturali e ricreative aperte alla popolazione, nel rispetto dei vincoli paesaggistici. Se il progetto sarà approvato dal Ministero della Cultura, Poveglia potrebbe diventare un esempio di «isola-riuscita»: dopo decenni di abbandono e di miti spaventosi, finalmente la sua cura tornerà nelle mani di chi ne ha sempre rivendicato il carattere pubblico.

Fonti: La ricostruzione di questo resoconto si basa su cronache d’epoca, studi storici e inchieste giornalistiche. In particolare, gli archivi veneziani e le iscrizioni antiche documentano il ruolo di Poveglia come lazzaretto (come recita la lapide del 1793). Notizie dai media nazionali (RAI, Il Fatto Quotidiano) riportano le recenti aste pubbliche dell’isola. Le leggende popolari sono state descritte da articoli di giornale e siti specializzati sui misteri (ad es. L’Opinione e inchieste online), mentre testimonianze di esploratori urbani e partecipanti a serie tv sul soprannaturale hanno alimentato il folklore contemporaneo. In questo modo, confluiscono fonti documentarie e racconti orali per offrire un quadro completo di Poveglia tra storia accertata e mito.

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