Copertina Mettere una moneta sugli occhi del defunto

Mettere una moneta sugli occhi del defunto

Pubblicata il 16/05/2025

Scopri l’antica usanza italiana di mettere una moneta sugli occhi del defunto. Un viaggio tra storia, simbolismo e superstizioni che raccontano il nostro legame con la morte e l’aldilà.

 


Introduzione: Lo Sguardo Che Non Deve Restare Aperto

Nel silenzio di una stanza funebre, quando tutto è stato detto e resta solo il congedo, un gesto antico si ripeteva con solennità: due monete sugli occhi del defunto.

Non era solo una questione pratica. Era un rito denso di significato, che affonda le sue radici in epoche antiche, legato alla paura, al rispetto e alla necessità di dare ordine e dignità alla morte.

Perché chiudere gli occhi di chi parte?

Perché proprio con una moneta?

Questa è la storia di quel gesto.

 


Le Radici del Rito: Dai Greci ai Contadini d’Italia

L’usanza di coprire gli occhi del defunto con monete risale alla cultura greca antica, ed è strettamente legata alla figura di Caronte, il traghettatore delle anime.

Questa credenza si è radicata nel mondo romano e ha continuato a vivere, trasformandosi, nel folclore e nelle usanze delle campagne italiane.

Nel nostro contesto rurale e cattolico, il gesto ha perso il valore di “pagamento”, ma ha mantenuto una potente carica simbolica.

 


Funzione Pratica e Simbolica: Non Solo Superstizione

 

1. Funzione Pratica: Chiudere lo Sguardo

Dopo la morte, i muscoli si rilassano. Era comune che le palpebre non si richiudessero del tutto.

Le monete, pesanti e fredde, servivano a tenere chiusi gli occhi, restituendo al defunto un’espressione composta, serena, dignitosa.

In un mondo senza camere ardenti, questo gesto era anche un modo per proteggere la sensibilità dei familiari e dei visitatori.

2. Simbolismo della Moneta: Il Passaggio e la Memoria

Anche se l’idea di Caronte si è diluita, la moneta ha mantenuto un significato di “dono per il viaggio”.

Era un’offerta simbolica, un piccolo tributo alla transizione tra vita e morte.

Nelle tradizioni popolari, si credeva che la moneta proteggesse l’anima:

 

 


Declinazioni Regionali: Da Nord a Sud, Mille Modi per Dire Addio

 

Nord Italia: Protezione e Silenzio

In Lombardia e Veneto, le monete venivano poste sugli occhi in silenzio, senza proclami.

Era un gesto rispettoso, intimo.

Spesso, al momento del trasporto della salma, le monete venivano tolte e consegnate alla famiglia, come “ricordo del viaggio”.

Centro Italia: Il Rito della “Buona Partenza”

In Toscana e Umbria, il rito si accompagnava a preghiere specifiche.

Le monete venivano benedette prima di essere poggiate sugli occhi, come a sigillare una “buona partenza”.

In alcune zone rurali, si utilizzavano anche piccole croci d’argento.

Sud Italia: Tra Superstizione e Protezione

In Sicilia e Calabria, la moneta aveva una forte valenza apotropaica.

Si temeva che l’anima, attraverso lo sguardo, potesse “trattenere” la vita dei familiari.

Le monete servivano a chiudere un portale, a evitare che la morte portasse con sé altre vite.

In alcuni casi, le monete erano avvolte in un piccolo fazzoletto benedetto.

 


Il Declino della Tradizione: Modernità e Cambiamento

Con il Novecento, e l’avvento delle camere mortuarie e delle agenzie funebri, questa usanza si è progressivamente attenuata.

Oggi, il compito di chiudere gli occhi del defunto è affidato a professionisti, e il simbolismo della moneta è rimasto nel ricordo e nel folclore.

Tuttavia, in alcuni borghi e contesti familiari, il gesto resiste ancora:

 

 


Il Significato Profondo: Non Lasciare Nulla di Incompiuto

Mettere una moneta sugli occhi del defunto è più di una superstizione.

È un gesto di chiusura e di completezza.

Chiudere gli occhi a chi parte significa:

È il segno ultimo di una cura che non finisce con la morte.

 


Conclusione: Due Monete per il Viaggio più Lungo

Nelle tradizioni italiane, ogni rito legato alla morte parla di umanità, di rispetto e di unione tra i mondi.

Il gesto semplice di una moneta sugli occhi racconta tutto questo.

Non è macabro, non è folclore vuoto.

È un modo per rendere sacro l’inevitabile, per prendersi cura, per non lasciare nulla in sospeso.

Come un ultimo dono, piccolo ma eterno.

X Instagram Facebook WhatsApp

Commenti

Nessun commento ancora. Sii il primo!

Per commentare devi accedere o registrarti.