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🦅 Storia della città L’Aquila: Origine, Leggende e Rinascite Straordinarie
Scopri la straordinaria storia della città L’Aquila: dalle antiche origini al terremoto del 2009, tra leggende medievali e rinascite. Approfondisci ora!
Introduzione alla storia de L’Aquila
L’Aquila è molto più di una città abruzzese: è un crocevia di storia, fede, tragedia e speranza. Fondata nel cuore dell’Italia centrale, tra le vette del Gran Sasso e i rilievi appenninici, questa città è stata più volte distrutta e ricostruita, senza mai perdere la propria identità. I suoi abitanti, fieri e resilienti, hanno affrontato guerre, terremoti e dominazioni straniere, mantenendo vivo il legame con le radici culturali e spirituali.
Camminare oggi nel centro storico significa immergersi in un viaggio nel tempo: dalla maestosità delle chiese gotiche ai palazzi rinascimentali, dalle fontane leggendarie ai vicoli che sembrano sospesi nel Medioevo. Tuttavia, per comprendere appieno la storia de L’Aquila, non basta guardare alle sue pietre: bisogna ascoltare le voci del passato che risuonano ancora forti nelle sue piazze, nei suoi canti popolari e nelle sue celebrazioni religiose, come la celebre Perdonanza Celestiniana.
Origine del nome L’Aquila
Le ipotesi linguistiche e storiche
Il nome “L’Aquila” è tra gli aspetti più affascinanti e dibattuti della storia cittadina. Esistono diverse teorie sull’origine di questo toponimo, e ciascuna di esse racconta una versione diversa, ma affascinante, della nascita identitaria della città.
Una delle ipotesi più accreditate è quella che collega il nome al latino “Aquila”, termine che significa “aquila”, l’uccello rapace simbolo di potere e visione. Secondo questa teoria, adottare un nome così imponente fin dalla fondazione fu una scelta consapevole: richiamare forza, fierezza e sovranità. Questa teoria si lega a quella che vede nella fondazione della città un atto voluto dall’imperatore Federico II, sovrano del Sacro Romano Impero, che aveva come emblema proprio l’aquila imperiale.
Un’altra lettura, di natura più popolare e meno accademica, lega il nome alla presenza di numerose sorgenti d’acqua (chiamate “aquili” in alcuni dialetti arcaici), che alimentavano la zona rendendola fertile e vivibile. Tuttavia, questa ipotesi è oggi considerata meno attendibile rispetto alle radici simboliche e politiche del nome.
Il simbolismo dell’aquila nell’araldica medievale
Nel Medioevo, l’aquila non era soltanto un animale: era un simbolo potentissimo, carico di significati religiosi e politici. Era spesso utilizzata come emblema di potere imperiale, soprattutto da parte del Sacro Romano Impero, che la rappresentava a due teste per indicare il dominio sia spirituale che temporale.
L’Aquila adottò sin da subito questo simbolo per sottolineare il proprio legame con l’autorità imperiale, in opposizione al potere papale che dominava gran parte dell’Italia centrale. Il primo stemma civico mostrava proprio un’aquila nera che artigliava un serpente, emblema della vittoria del bene sul male, ma anche della forza contro l’inganno.
Non era solo una questione di simbolismo astratto: nel Medioevo, lo stemma e il nome di una città raccontavano la sua alleanza politica, la sua posizione nei conflitti tra impero e papato, e la sua ambizione nel contesto geopolitico del tempo.
Le radici antiche: il territorio prima della fondazione
Ancor prima della nascita ufficiale de L’Aquila, il territorio che oggi ospita la città era abitato da popolazioni italiche antichissime, tra cui i Vestini, i Sabini e i Peligni. Questi popoli, insediati in un’area montuosa e isolata ma ricca di risorse naturali, avevano sviluppato una cultura contadina e pastorale molto articolata, basata su un forte senso di comunità e sul culto degli antenati.
Scavi archeologici e ritrovamenti testimoniano l’esistenza di insediamenti pre-romani nella conca aquilana, molti dei quali situati sulle alture per motivi difensivi. Con l’arrivo dei Romani, la zona vide un incremento di opere pubbliche: strade lastricate (tra cui diramazioni della via Claudia Nova), acquedotti rurali e fattorie agricole (villae rusticae), che permisero uno sviluppo economico lento ma costante.
Curiosamente, però, i Romani non fondarono un vero e proprio centro urbano nell’esatta posizione dell’attuale città de L’Aquila. Questo lascia pensare che la zona fosse considerata strategica, ma non adatta, all’epoca, per una grande urbanizzazione. Fu solo secoli dopo, nel cuore del Medioevo, che la città nacque ufficialmente, portando con sé un’eredità culturale che affonda le radici in questa lunga preistoria.
La fondazione medievale: nascita ufficiale della città
L’editto di Federico II e il progetto imperiale
La nascita ufficiale de L’Aquila si colloca tra il 1229 e il 1254. Il progetto di fondazione fu fortemente voluto dall’imperatore Federico II di Svevia, sovrano del Sacro Romano Impero, che intendeva creare una nuova città nel cuore dell’Appennino, in una posizione strategica tra Roma e il Regno di Napoli. Federico II era un sovrano illuminato, appassionato di cultura e scienza, ma anche un uomo di grande visione politica. Fondare L’Aquila significava creare un baluardo fedele all’impero in un territorio dominato dal potere papale.
Nel 1254, sotto il regno di suo figlio Corrado IV, fu promulgato l’editto di fondazione che sanciva la nascita di una “civitas” formata dalla fusione di ben 99 castelli della zona. Ognuno di questi castelli avrebbe contribuito con uomini, risorse e costruzioni alla nascita del nuovo centro urbano, dando vita a una città unica per struttura e spirito comunitario.
La leggenda dei 99 castelli e delle 99 cannelle
Questa unione di 99 castelli è alla base di una delle leggende più amate e conosciute della città: quella delle 99 cannelle. Si narra che, per ricordare ciascun castello fondatore, fu costruita una fontana con 99 bocche, ognuna diversa, dalla quale sgorga acqua purissima. Ancora oggi, la Fontana delle 99 Cannelle è uno dei simboli più iconici de L’Aquila, non solo per la sua bellezza architettonica, ma per il profondo significato identitario.
La leggenda narra anche che ogni castello portò una pietra per costruire le mura e una famiglia per abitare la città, rendendo L’Aquila una delle prime esperienze di città “cooperativa”, fondata su un patto sociale tra comunità diverse.
Il periodo angioino e la crescita urbana
Carlo I d’Angiò e il consolidamento della città
Dopo la fondazione ufficiale, L’Aquila visse un periodo di grande instabilità, culminato nel 1259 con la sua distruzione ad opera di Manfredi di Sicilia, figlio illegittimo di Federico II. Il motivo? La città aveva osato schierarsi con il Papa e contro la casata sveva, pagando cara la sua scelta. Tuttavia, la sua tenacia non si spense. Pochi anni dopo, grazie all’intervento di Carlo I d’Angiò, nuovo re del Regno di Napoli, L’Aquila fu ricostruita nel 1266.
Fu proprio sotto il dominio angioino che la città cominciò a strutturarsi come importante centro urbano. I rapporti con la monarchia francese furono, in larga parte, favorevoli e permisero un rapido sviluppo. Carlo I concesse alla città numerosi privilegi: autonomia amministrativa, esenzioni fiscali e supporto militare. Questi benefici rafforzarono l’identità civica e posero le basi per una città fiorente.
L’organizzazione sociale e politica medievale
Nel corso del XIV secolo, L’Aquila divenne una delle città più ricche e influenti del Regno di Napoli. Si strutturò secondo un modello unico: i 99 castelli fondatori si organizzarono in quartieri (o “sestieri”), ciascuno con proprie chiese, piazze e torri, ma uniti da una forte identità comune.
L’economia si basava su agricoltura, artigianato e commercio della lana, del ferro e dello zafferano – quest’ultimo considerato uno dei migliori d’Europa. La città, inoltre, ospitava importanti fiere mercantili, richiamando mercanti e artisti da tutta la penisola.
Politicamente, L’Aquila godeva di una certa autonomia, con istituzioni comunali forti e ben organizzate, dominate da famiglie nobili locali ma anche da rappresentanti dei castelli. La città si dotò di statuti, documenti legali avanzati che regolavano la vita pubblica, i diritti civili e i rapporti con il potere regio.
L’Aquila nel Rinascimento
Fioritura culturale e artistica
Il XV e XVI secolo segnarono l’ingresso de L’Aquila nel pieno Rinascimento. Questo periodo fu caratterizzato da una rinascita culturale, favorita dalla presenza di intellettuali, architetti e pittori, spesso legati alla corte aragonese di Napoli. Chiese, monasteri e palazzi furono ristrutturati o costruiti ex novo, in stile gotico e poi rinascimentale.
Nasce l’Accademia degli Illuminati, un cenacolo culturale che promuoveva studi di letteratura, filosofia e scienze naturali. Tra i personaggi più illustri dell’epoca ricordiamo Celestino V, il papa eremita fondatore della Perdonanza, e il poeta Giovanni di Giovanni, che con le sue ballate popolari contribuì alla diffusione della lingua volgare abruzzese.
Le relazioni con lo Stato Pontificio
Durante il Rinascimento, L’Aquila mantenne un difficile equilibrio tra le potenze in gioco: da una parte il Regno di Napoli, dall’altra lo Stato Pontificio. Più volte la città cercò di rivendicare la propria autonomia, finendo però per scontrarsi con le autorità ecclesiastiche. Il papa, da parte sua, considerava L’Aquila una città strategica sia sul piano religioso che territoriale, in quanto snodo di pellegrinaggi e sede di importanti congregazioni monastiche.
Questa duplice influenza (laica e religiosa) si riflette nell’architettura: la città si riempie di conventi, chiese gotiche come Santa Maria di Collemaggio e monumenti civili come il Palazzo dell’Emiciclo, segno di una società in fermento.
Eventi sismici e ricostruzioni nel tempo
Il terremoto del 1703
Il 2 febbraio 1703, la città fu colpita da uno dei terremoti più devastanti della sua storia. L’evento, stimato oggi tra i 6.7 e i 7 gradi della scala Richter, rase al suolo gran parte del centro storico e provocò oltre 2.500 morti. Le chiese, i palazzi nobiliari e le torri medievali vennero distrutti o gravemente danneggiati.
Nonostante la tragedia, il popolo aquilano si mise subito all’opera per ricostruire la città. Si adottarono criteri architettonici innovativi per l’epoca, con una maggiore attenzione alla sicurezza strutturale. Molti edifici furono ricostruiti in stile barocco, ancora visibile oggi in numerosi scorci del centro cittadino.
Altri eventi sismici significativi
Oltre al sisma del 1703, L’Aquila ha subito diversi altri terremoti, nel 1349, nel 1461 e nel 1762. Questa lunga serie di eventi ha plasmato non solo l’urbanistica della città, ma anche il carattere dei suoi abitanti: resilienti, solidali, abituati a ricominciare ogni volta da capo.
Il Settecento e l’Ottocento
Declino e rinascita urbana
Dopo il terribile terremoto del 1703, il Settecento fu un secolo difficile per L’Aquila. La città visse un periodo di lenta ricostruzione, ma anche di declino economico. Le attività artigianali e commerciali subirono un arresto, e molte famiglie nobili abbandonarono i palazzi danneggiati, trasferendosi altrove.
Tuttavia, nel corso del secolo, iniziarono ad affermarsi nuove figure sociali, come i borghesi illuminati, che promossero l’istruzione e la cultura. Si diffuse l’uso del barocco in architettura, visibile in chiese come San Giuseppe Artigiano e in palazzi nobiliari ricostruiti con gusto scenografico.
Nel campo culturale, presero piede i circoli accademici e la produzione artistica si rinnovò, anche grazie alla presenza di ordini religiosi come i Gesuiti, che contribuirono alla formazione delle élite cittadine.
L’inserimento nel Regno d’Italia
Con l’arrivo dell’Ottocento, L’Aquila fu coinvolta nei grandi cambiamenti politici dell’epoca. Dopo le campagne napoleoniche, entrò a far parte del Regno delle Due Sicilie, per poi essere annessa al Regno d’Italia nel 1861, in seguito all’unificazione nazionale.
L’inserimento nella nuova nazione comportò sia sfide che opportunità: da un lato, il tessuto sociale tradizionale fu scosso da riforme, tasse e coscrizioni; dall’altro, iniziarono le prime opere pubbliche moderne, come strade, ospedali e scuole pubbliche. La città cominciò ad aprirsi a nuove influenze culturali, politiche ed economiche, seppure mantenendo il suo forte legame con la tradizione.
L’Aquila nel Novecento: guerre e ricostruzioni
La Prima e la Seconda Guerra Mondiale
Come molte città italiane, anche L’Aquila fu profondamente segnata dai due conflitti mondiali. Durante la Prima Guerra Mondiale, molti giovani aquilani furono chiamati al fronte e numerose famiglie subirono perdite dolorose. La città però non fu coinvolta direttamente in operazioni belliche, mantenendo una relativa stabilità interna.
Diversa fu la situazione nella Seconda Guerra Mondiale, quando L’Aquila fu occupata dalle truppe tedesche dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. La città divenne teatro di scontri partigiani e azioni di resistenza. Alcuni cittadini furono deportati o fucilati per aver aiutato prigionieri alleati e partigiani. Non mancarono bombardamenti sporadici, che colpirono principalmente le infrastrutture strategiche.
Cambiamenti urbanistici e culturali
Dopo il 1945, L’Aquila visse un’epoca di ricostruzione e modernizzazione. Furono realizzati nuovi quartieri, si ampliò la rete stradale e si avviarono politiche di sviluppo per l’economia locale. Il turismo, seppur limitato, cominciò ad affacciarsi grazie alla bellezza del centro storico e alla vicinanza con il Parco Nazionale del Gran Sasso.
Negli anni ’60 e ’70, l’espansione urbana portò alla nascita di nuovi rioni residenziali, ma spesso a scapito dell’armonia architettonica originale. Nonostante ciò, la città conservò il suo fascino antico, diventando anche sede universitaria e culturale di rilievo, attrattiva per studenti e intellettuali.
Il terremoto del 2009: tragedia e resilienza
Il sisma e le sue conseguenze
Alle 3:32 del 6 aprile 2009, L’Aquila fu colpita da un devastante terremoto di magnitudo 6.3. Il sisma causò 309 vittime, migliaia di feriti e lo sfollamento di oltre 60.000 persone. Il centro storico fu gravemente danneggiato, con il crollo di chiese, palazzi e case, tra cui simboli identitari come la Casa dello Studente, dove persero la vita otto giovani.
L’impatto emotivo e materiale fu enorme. L’Italia intera si strinse attorno alla città, e L’Aquila divenne il simbolo di una nazione ferita ma unita. Tuttavia, la gestione post-terremoto fu lenta e complessa: la burocrazia rallentò la ricostruzione, e molte famiglie vissero per anni nei MAP (Moduli Abitativi Provvisori) o nelle cosiddette “new towns”, quartieri provvisori costruiti ai margini della città.
Il processo di ricostruzione e memoria
A distanza di anni, il processo di ricostruzione è ancora in corso. Il centro storico è in gran parte restaurato, ma alcune aree restano cantieri aperti. L’aspetto più significativo, però, è stata la rinascita sociale e culturale: festival, concerti, iniziative studentesche e movimenti civici hanno restituito vitalità alla città.
Nel 2019, per la prima volta dalla tragedia, la Perdonanza Celestiniana è tornata a svolgersi integralmente nel centro storico, segnando un momento simbolico di grande valore. Quella notte, le fiaccole lungo il Corso Federico II illuminavano non solo le vie, ma anche la speranza di una città che non si è mai arresa.
Aggiunto da: dinuzzom
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