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Storia di Napoli e l’origine del suo nome: un viaggio attraverso i secoli

Napoli, una delle città più antiche e affascinanti del Mediterraneo, vanta una storia millenaria che si intreccia con miti, leggende e realtà storiche. La sua evoluzione, dalle origini mitologiche fino ai giorni nostri, riflette la complessità e la ricchezza culturale che la caratterizzano. In questo articolo, esploreremo in dettaglio le diverse epoche che hanno segnato la città, analizzando l’origine del suo nome e l’evoluzione storica che l’ha resa unica.

   

Le origini mitologiche: la leggenda di Partenope

La fondazione di Napoli è avvolta nel mito. Secondo una delle leggende più celebri, la città deve le sue origini alla sirena Partenope. Si narra che Partenope, incapace di sedurre Ulisse con il suo canto ammaliante, si lasciò morire gettandosi nelle acque del Mediterraneo. Il suo corpo senza vita fu trasportato dalle correnti fino alle coste dell’attuale Napoli, precisamente sull’isolotto di Megaride, dove oggi sorge Castel dell’Ovo. Gli abitanti locali, commossi dalla sua tragica fine, le tributarono onori funebri e fondarono una città in suo nome, chiamandola appunto Partenope. Questa leggenda sottolinea il profondo legame tra la città e il mare, nonché l’influenza della cultura greca nella sua fondazione.

Dalla realtà storica: Partenope e la nascita di Neapolis

Al di là del mito, le origini storiche di Napoli risalgono all’VIII secolo a.C., quando coloni greci provenienti da Cuma fondarono un primo insediamento sull’isolotto di Megaride e sulla vicina collina di Pizzofalcone. Questo insediamento prese il nome di Partenope, in onore della sirena della leggenda. Tuttavia, con il passare del tempo, questo primo nucleo urbano perse importanza, tanto che venne soprannominato Palepolis (dal greco “città vecchia”).

Intorno al 470 a.C., i Cumani decisero di fondare una nuova città più ad est rispetto a Palepolis, in una zona più pianeggiante e strategica per i commerci. Nacque così Neapolis (dal greco “Νεάπολις”), che significa “città nuova”. Questa nuova fondazione si sviluppò rapidamente, grazie alla sua posizione favorevole e alla vivace attività commerciale, diventando ben presto un importante centro della Magna Grecia.

 

Napoli in epoca romana: integrazione e prosperità

Nel IV secolo a.C., Napoli entrò nell’orbita di Roma, ma riuscì a mantenere una certa autonomia grazie a un trattato di alleanza (foedus) che le garantiva il rispetto delle proprie istituzioni e tradizioni. Questo status privilegiato permise alla città di conservare la lingua greca e le proprie peculiarità culturali, diventando un centro di diffusione della cultura ellenistica nel mondo romano.

Durante l’epoca imperiale, Napoli divenne una meta prediletta dell’aristocrazia romana, attratta dal clima mite e dalla bellezza del paesaggio. La città si arricchì di ville lussuose, templi, teatri e terme. L’anfiteatro, il teatro romano e le catacombe sono testimonianze ancora visibili di questo periodo di prosperità. Inoltre, la presenza di scuole di retorica e filosofia contribuì a consolidare la reputazione di Napoli come centro culturale di primo piano.

Il periodo bizantino e la nascita del Ducato di Napoli

Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente nel 476 d.C., Napoli passò sotto il controllo dell’Impero Bizantino. Durante le guerre greco-gotiche del VI secolo, la città subì assedi e devastazioni, ma riuscì a mantenere una certa rilevanza strategica grazie alla sua posizione e al porto.

Nel VII secolo, approfittando dell’indebolimento del potere bizantino in Italia, Napoli acquisì una crescente autonomia, trasformandosi in un ducato semi-indipendente. Il Ducato di Napoli fu formalmente sotto l’autorità di Bisanzio, ma di fatto i duchi esercitavano un potere quasi sovrano, gestendo la politica interna e le difese contro le minacce esterne, come quelle longobarde e saracene. Questa autonomia permise alla città di sviluppare una propria identità politica e culturale nel contesto medievale.

Il Medioevo: tra Normanni, Svevi e Angioini

Nel XII secolo, il Ducato di Napoli perse la sua indipendenza a seguito della conquista normanna del Mezzogiorno d’Italia. Nel 1137, Ruggero II d’Altavilla, già re di Sicilia, completò l’unificazione del Sud Italia, includendo Napoli nel Regno di Sicilia. Sotto i Normanni, la città conobbe un periodo di stabilità politica e sviluppo economico.

Alla dinastia normanna seguirono gli Svevi, con l’incoronazione di Federico II nel 1198. Federico II, noto per la sua cultura e apertura mentale, fondò l’Università di Napoli nel 1224, una delle più antiche del mondo, promuovendo l’istruzione e le arti.

Nel 1266, il papato, desideroso di contrastare l’influenza sveva nel Mezzogiorno, favorì l’ascesa al trono di Carlo I d’Angiò, che sconfisse Manfredi di Svevia nella battaglia di Benevento. Con gli Angioini, Napoli divenne la capitale del regno, assumendo un ruolo centrale nella politica e nella cultura europea. Durante questo periodo, furono edificati importanti monumenti, tra cui il Maschio Angioino (Castel Nuovo), simbolo del potere angioino.

Il Rinascimento aragonese e il viceregno spagnolo

Nel 1442, Alfonso V d’Aragona, detto anche Alfonso il Magnanimo, conquistò definitivamente Napoli, ponendo fine al lungo conflitto con gli Angioini e unificando i regni di Napoli e Sicilia sotto la Corona d’Aragona. Con lui, la città visse una vera rinascita, sia architettonica sia culturale. Alfonso trasferì la sua corte a Napoli e ne fece una delle capitali più splendenti d’Europa.

Durante il suo regno, il Castel Nuovo (Maschio Angioino) fu rinnovato in stile rinascimentale e arricchito con il famoso arco trionfale che ancora oggi ne adorna l’ingresso. Furono costruiti numerosi palazzi nobiliari, come quelli dei Carafa, degli Orsini e dei Sanseverino, che contribuirono a trasformare Napoli in una città monumentale. Il sovrano promosse le arti e le lettere, circondandosi di umanisti, poeti, artisti e filosofi. Napoli divenne un centro di diffusione dell’Umanesimo italiano e iberico, accogliendo personaggi come Lorenzo Valla e Antonio Beccadelli, detto il Panormita.

Nel 1503, con la morte di Ferdinando II d’Aragona e la fine della dinastia aragonese napoletana, il Regno di Napoli fu annesso alla Corona di Spagna e governato direttamente dalla monarchia spagnola in qualità di vicereame. Iniziò così una nuova fase per Napoli, durata quasi due secoli, sotto il dominio dei viceré spagnoli nominati dalla corona.

Durante il viceregno spagnolo (1503–1707), Napoli divenne una delle città più grandi e popolose del continente europeo, seconda solo a Parigi. Il suo sviluppo fu vertiginoso: si costruirono imponenti edifici religiosi in stile barocco, come la Chiesa del Gesù Nuovo, e si potenziarono le fortificazioni urbane. Tuttavia, questa grandezza architettonica e culturale conviveva con profonde disuguaglianze sociali, disoccupazione e instabilità.

Nel corso del XVII secolo, Napoli fu colpita da gravi epidemie (come la peste del 1656, che uccise circa la metà della popolazione) e da tensioni sociali sempre più forti, che sfociarono nella celebre rivolta di Masaniello nel 1647. La rivolta, guidata dal giovane pescivendolo Tommaso Aniello d’Amalfi (Masaniello), fu una protesta contro le tasse oppressive e la corruzione dei funzionari spagnoli. Anche se Masaniello fu ucciso pochi giorni dopo l’inizio dell’insurrezione, la sua figura è rimasta simbolo del popolo napoletano e del suo spirito ribelle.

Il viceregno spagnolo si concluse nel 1707, con l’occupazione austriaca durante la guerra di successione spagnola. Nonostante le difficoltà, questo lungo periodo lasciò un’impronta indelebile sulla città: l’eredità barocca, le strutture urbanistiche, i conventi, i palazzi e il folklore popolare che ancora oggi anima Napoli sono in larga parte figli di quel secolo turbolento e magnifico.

Il dominio austriaco e la dinastia borbonica

Nel 1707, a seguito della guerra di successione spagnola, Napoli passò sotto il dominio austriaco con l’arrivo degli Asburgo. Tuttavia, il controllo austriaco durò solo fino al 1734, anno in cui Carlo di Borbone, figlio del re di Spagna Filippo V, salì al trono e istituì una nuova dinastia autonoma: i Borbone di Napoli.

Il regno borbonico fu uno dei più floridi per la città. Carlo III promosse numerose riforme economiche, istituì scuole, riordinò la pubblica amministrazione e fu promotore della cultura e dell’arte. Fu durante il suo regno che nacquero capolavori architettonici come la Reggia di Caserta, il Teatro di San Carlo, e furono migliorati i collegamenti stradali del Regno. La città si modernizzò, ospitando artisti, scienziati e pensatori illuministi. Napoli era ormai considerata una delle capitali culturali d’Europa.

 

 

L’Ottocento: dalla Restaurazione all’Unità d’Italia

Durante il XIX secolo, Napoli attraversò grandi trasformazioni. Dopo la parentesi napoleonica e il breve regno di Gioacchino Murat (1808-1815), i Borbone tornarono al potere. Nel 1816, il Regno di Napoli e il Regno di Sicilia furono unificati nel Regno delle Due Sicilie, con Napoli come capitale. Il regno borbonico fu uno dei più ricchi e industrializzati della penisola italiana.

La città vantava una marina moderna, una rete ferroviaria all’avanguardia – con la prima ferrovia italiana, la Napoli-Portici, inaugurata nel 1839 – e una vivace vita culturale. Tuttavia, crescevano anche i malcontenti, le tensioni sociali e i fermenti liberali, culminati con i moti del 1848 e le repressioni borboniche.

Nel 1860, Giuseppe Garibaldi sbarcò in Sicilia e risalì la penisola con la Spedizione dei Mille. Dopo aver sconfitto l’esercito borbonico, entrò trionfalmente a Napoli, consegnando il Regno al Re Vittorio Emanuele II. L’anno seguente, il Regno delle Due Sicilie fu annesso al Regno d’Italia.

 

 

Il Novecento: guerra, ricostruzione e urbanizzazione

Nel XX secolo, Napoli fu profondamente segnata dai due conflitti mondiali. Durante la Seconda Guerra Mondiale, la città subì pesanti bombardamenti alleati e visse momenti drammatici. Tuttavia, fu anche protagonista di un episodio di resistenza civile unico: le Quattro Giornate di Napoli (27–30 settembre 1943), in cui la popolazione insorse spontaneamente contro l’occupazione nazista, liberando la città prima dell’arrivo degli Alleati. Questo evento valse a Napoli la Medaglia d’Oro al Valor Militare.

Nel dopoguerra, la città affrontò la sfida della ricostruzione. Furono avviati grandi progetti di edilizia popolare, ma la crescita demografica e la mancanza di pianificazione urbana causarono la nascita di quartieri periferici sovraffollati. Negli anni ’70 e ’80, Napoli visse momenti difficili legati alla crisi industriale, al degrado urbano e alla criminalità organizzata. Tuttavia, vi furono anche segnali di riscatto sociale e culturale, grazie a movimenti artistici, riforme e iniziative civiche.

 

 

Napoli oggi: patrimonio UNESCO e rinascita culturale

Oggi Napoli è una città dinamica e in continua trasformazione. Il suo centro storico, il più vasto d’Europa, è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità UNESCO nel 1995 per la sua unicità storica, artistica e urbanistica. La città ha saputo riscoprire e valorizzare le proprie radici, rilanciando il turismo, la cultura e l’arte.

Le sue tradizioni gastronomiche, come la pizza napoletana, sono diventate patrimonio immateriale dell’umanità, mentre i suoi teatri, musei e siti archeologici – come Pompei e Ercolano, poco distanti – attraggono milioni di visitatori ogni anno. Napoli è oggi una metropoli vivace, in cui convivono storia millenaria, contrasti sociali e slanci di modernità.

Aggiunto da: dinuzzom

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